
Lo Zoo di Berlino presenta il loro primo album ufficiale in questi giorni, l’attesissimo “Rizoma-Elements“, in uscita per Consorzio Zdb etichetta da loro stessi fondata, il trio infatti passa agilmente dagli strumenti al banco mixer, hanno prodotto e collaborato tra gli altri artisti come Giorgio Canali, Gianni Moroccolo (Litfiba, Marlene kuntz, CSI), Egle Sommacal (Massimo Volume).
Il gruppo è un insolito trio che si muove tra Prog, Post-Rock, Indie, Elettronica è composto da tre musicisti di alto livello: Andrea Pettinelli all’ Hammond, Rhodes, sintetizzatori, Diego Pettinelli al basso e programmazione, Mauro Mastracci alla batteria e inserti di elettronica. Da segnalare ospiti di grandissimo rilievo, come lo strepitoso artwork a Bic nera e rossa firmato dal Maestro e premio Nobel, nonchè appassionato di musica emergente Dario Fo, la lista di eccellenze prosegue con Patrizio Fariselli dei mitici Area al pianoforte ed Elio al flauto.
Seguendo la logica del vinile, (quindi lato A e lato B) il disco è strutturato nettamente in due parti, la prima Rizoma-Elements che piu’ nettamente Rock e già pubblicata in una precedente Release la seconda The Internazionale più sperimentale ed avanguardistica. Dare le coordinate musicali di un progetto così personale ed articolato è sempre difficile, tuttavia nella costellazione di influenze, che tocca varie epoche e generi musicali, possiamo avvistare gruppi come Mogwai, Slint, Massive Attack, Tool, Radiohead, Brian eno, Neu!, Pink floyd, Kraftwerk, King Crimson, NIN oltre che tutto il Prog italiano Area, Banco Del Mutuo Soccorso, PFM.
L’ album comincia prepotente con il Groove ancestrale ed esoterico di “Su.Sy” brano dai “suoni ascendenti” , matematico nei suoi intrecci di basso e batteria, splendido ed efficace il tessuto melodico creato dalle linee dell’ Hammond distorto e riverberato all’ infinito, evocativo e potente come un’ immaginifica Jam Session tra Trent Reznor e Robert Fripp, si prosegue con l’ intro “pinkfloydiano” di “Biorchino” scivolando in una zona più rarefatta e accogliente, sognante e progressiva la batteria, incalzante la linea di basso, a dare il colore sono i synth e l’ organo che si rincorrono. Arriva poi la morbida e intrigante “Rhd” che ci porta nello spazio multiforme e avvolgente che abbiamo imparato ad amare con Thom Yorke e soci, piani elettrici lunari e layers di oscillatori accompagnati da patterns di basso e batteria ci trascinano in un crescendo mistico e sempre più inquieto, fino all’ esplosione finale, segue “Mog” altro brano di grande classe dal ritmo impetuoso, con bassi “flangerati” e filtrati batteria scarna e legnosa simil drum machine, l’ elettronica inizia ad impadronirisi della carne e dei muscoli in una spirale ipnotica e travolgente sempre più distorta e dissonante. L’intro rumoristico che sembra quasi un treno che deraglia ci porta sul secondo lato del disco e si apre un nuovo scenario sonico. “l’internazionale” (mi riporta alla mente subito la scena del grammofono sul campanile del capolavoro di Federico Fellini: Amarcord) il brano viene stravolto, in chiave progressiva si, ma attualizzata dall’ elettronica e dalla sezione ritmica. Le linee fiabesche di flauto si intrecciano con quelle più jazzate e d’ avanguardia del pianoforte, in una cavalcata bizzarra, innovativa e classica allo stesso tempo. Da qui in poi i brani si fanno più mistici e sperimentali, si fondono uno nell’ altro e potrebbero costituire un unico mantra anche se di fatto sono separati e diversi. Compaiono così dallo spazio profondo il Larsen e i Random Noise di “Laogai (1000 Plateaux & Capitalism) , un “taglia e cuci” accurato di altri brani che sembrano provenire da una lontana radio ad onde corte creano l’ introduzione al pezzo vero e proprio, altra galoppata spaziale ruvida e sintetica. Gli ultimi due brani sono registrati durante una perfomance dal vivo, cosa che ci fa capire il calibro di questi musicisti , “Rizoma” è più tenue ed eterea ma non meno computerizzata, note e ribattute di delay galleggiano, anche qui il trio riesce ad essere cinematografico e trasversale nel creare immagini sonore, come una colonna sonora di un film di Wim Wenders, chiudiamo con “Revolution Per Minute” brano intenso, echi dal grande Prog italiano ma anche qualche “sprazzo” di Motorpsycho, l’ Hammond si fa urticante, il basso è impetuoso e ritmi sono sincopati e psicotici, il Rhodes è una profusione di note vibrate e magiche sotto una tempesta di synth e feedback che chiude il nostro viaggio.
Disco bellissimo, l’ intero lavoro è caratterizzato da una produzione eccelsa e di livello internazionale, i suoni sono splendidi e di classe così come la composizione. Grande personalità, suonato e registrato in maniera eccellente, artwork e ospiti di livello altissimo, cosa volere di più? Questi ragazzi sono un orgoglio nazionale! Andarli a vedere dal vivo è già sulla lista delle cose da fare!
Autore: Diego De Franco